Pass Pordoi - Rifugio Vièl del Pan. Dislivello "circa 300 metri", gita accorciata causa maltempo, inizialmente doveva essere un giro che ci avrebbe portati fino a Porta Vescovo dal sentiero 601 con rientro sul sentiero 680.
Giornata che si può riassumere in questo modo: "guardare le previsioni prima di partire, se anche sono previsti temporali partire lo stesso, osservare il tempo mentre sei in cammino, fermarti quando puoi, avere pazienza".
Partiamo da Levico alla volta del Passo Pordoi (Carlotta, Letizia, Francesca, Enrico e Giampaolo), con un bel sole, ma le previsioni ed il satellite facevano già presagire che entro le 13.00 si sarebbe vista la pioggia.
Dopo una sosta a Ziano di Fiemme arriviamo al Passo Pordoi, da dove partiamo mentre si stanno formando i primi cumulonembi, prendiamo il sentiero 601 dietro l'hotel Savoia, saliamo fino ad una chiesetta ed in breve arrivamo ad un punto panoramico dove si vede da un lato il Gruppo Sella con il Sass Pordoi, il Sassolungo, lo Sciliar, il Catinaccio, la catena di Cima Uomo e bellissimi e maestosi davanti a noi il Gran Vernel e la Marmolada.
Sulla cresta c'è una gara di alianti radiocomandati che sfrecciano a tutta velocità anche perché le raffiche raggiungono i 68 km/h. Lì incontriamo una coppia che ha un cane dolcissimo che a causa di una paralisi alle zampe posteriori si sposta con le sole zampe davanti trainando la parte posteriore del corpo su un carrello con ruote.
Visto che il tempo sta peggiorando, decidiamo di tornare indietro e fermarci a pranzo al rifugio Sass Becé www.sassbece.com da dove si gode di una vista strepitosa. Mangiamo molto bene, polenta e formaggio fuso e funghi e tiroler grostl che io modifico aggiungendo una buona porzione di polenta.
Mentre mangiamo inizia a piovere con fortissime raffiche di vento che fanno volare via delle panche di legno con gambe di ferro.
Mangiamo con calma ed il peggioramento dura davvero poco, nel giro di un'ora torna il sole ancorché ci sia ancora qualche cumulo, usciamo e riprendiamo almeno in parte la nostra escursione. Il sentiero da lì è molto largo ed attraversa dei prati posti a quota 2400 metri circa da cui si gode di una vista strepitosa sulla Marmolada. Ci impressiona vedere che a fine luglio la neve si è sciolta su gran parte del ghiacciaio e si vede il ghiaccio vivo.
Ci colpisce la biodiversità della flora, i fiori sono tantissimi, i miei preferiti le negritelle che profumano di cacao.
Arriviamo al rifugio Vièl del Pan da cui si gode di una vista strepitosa, e ci ripromettiamo un giorno di venire a dormire. Ci fermiamo a prendere il sole, anche se le raffiche di vento sono piuttosto forti, ad un certo punto misurerò una raffica da 89,7 km/h con una temperatura dell'aria di 15°C. Ad un certo passa un trattore (questo a dimostrazione di quanto sia largo il sentiero e le tre persone sul trattore ci guardano come se fossimo alieni, pensiamo siano i gestori del rifugio, mah...).
Torniamo alla sella dove si trova il rifugio Sass Becè e da lì col sole e l'atmosfera più limpida, godiamo di una bella vista anche verso la Val Badia, fino al Sasso della Croce, le Conturines e le Tofane.
Rientriamo al Passo Pordoi alle 18.00 da dove rientriamo a Levico, facendo una sosta alla splendida macelleria Carpano di Pozza di Fassa.
Alcune note sul sentiero (tratte dal sito del rifugio www.rifugiovieldalpan.com
Il sentiero che corre lungo tutta la montagna, collegando il Passo Fedaia con il Passo Pordoi, veniva usato dai commercianti di farina del bellunese al fine di attraversare le valli più rapidamente, senza dover percorrere strade di fondo valle. La farina, usata per fare il pane, rappresentava un ottimo prodotto di scambio e veniva barattata nelle valli ladine con, ad esempio, oggetti di artigianato. È proprio dalla funzione che aveva originariamente questo vialetto che il percorso e l’omonimo rifugio prendono il nome di “Viel dal Pan”.
A dire il vero, il merito della scoperta di questo percorso, uno dei sentieri più facili e spettacolari delle Dolomiti, da dove si può godere una vista inequiparabile della “Regina delle Dolomiti”, la Marmolada, spetta al medico tedesco Karl Bindel, presidente della sezione “DOAV-CAI” di Bamberga, il quale lo percorse per primo alla fine del XIX secolo e ne curò personalmente la sistemazione. Il sentiero n° 601 è altresì noto, infatti, col nome di “Bindelweg”, ereditato dal proprio scopritore.