01/12 New York

Sveglia la mattina alle 06.00 (il jet lag si fa sempre sentire), giusto per bersi un caffè in camera dove è piuttosto caldo (26°C, tuttavia segnalerò alla reception sia questo problema che il fatto che lo sciacquone del bagno perde ed entrambi verranno risolti entro il nostro ritorno in camera la sera),  ed aggiornare il diario di viaggio.

Scendiamo a fare la nostra prima colazione al Ramada e le prime persone che notiamo sono 5 italiani, capiamo che sono italiani e che sono di L’Aquila perché parlano talmente ad alta voce che si sentono  a 100 metri, manca solo il solito bambino “Giovannino” ed il quadro è completo (per chi non lo sapesse il bambino Giovannino è un bambino “standard” italiano, può provenire da qualsiasi regione italiana, ma predilige Lombardia e Lazio, il bambino Giovannino lo noti subito perché non sta mai fermo, rompe i coglioni, ha fame, sete, vuole i giocattoli, tocca tutto, lo trovi in ogni posto turistico, dalle piste da sci a New York – il nome deriva dal fatto che 9 volte su 10 si chiama proprio così, senti i suoi idolatranti genitori che lo chiamano in adorazione).


Finita la colazione partiamo alla volta di Central Park, non prima di aver fotografato dal nostro hotel una sorta di giardino sul tetto della casa vicina alla nostra, davvero strano e suggestivo, un posticino in mezzo ai grattacieli dove bere l’aperitivo o fare il BBQ sul tetto di casa.
 

Percorriamo gran parte di Park Avenue e ci fermiamo a visitare la Grand Central Station, posto visto in molti film, la stazione è davvero grande, è la più grande al mondo per numero di banchine (44) e binari (67).
Passiamo anche alla New York Public Library che è la terza biblioteca più grande del Nord America (contiene 20 milioni di libri) dove visitiamo velocemente una mostra su Charles Dickens.


Da lì percorrendo la Fifth Avenute, arriviamo al Rockfeller Center dove non si può non vedere il meraviglioso albero di natale inaugurato pochi giorni fa, con la pista da pattinaggio ai suoi piedi. I negozi sulla Quinta Strada sono di un lusso sfrenato, in particolare quelli relativi a gioiellerie come Cartier o Tiffany, in quest’ultima entriamo per fare un giro, non ci sono i prezzi esposti, l’unica cosa che ha un prezzo sono dei piccoli orecchini da 11.500 $, c’è molta gente che guarda i gioielli e se li fa vedere, notare che la gioielleria è disposta su 6 piani.
Facciamo colazione “fuori da Tiffany” mangiando un ottimo hot dog con senape.


Proseguiamo passando sotto la Trump Tower e poi tentiamo di entrare nel negozio di giocattoli FAO Schwarz, ma la coda è lunga oltre 100 metri ( ci entreremo la sera).


Arriviamo quindi in Central Park,  un rettangolo di 4 km per 800 metri, il polmone verde di New York, passiamo davanti all’entrata dello zoo e lì diamo da mangiare a dei simpatici scoiattoli che ti si appoggiano sulla mano per pendere le noccioline, poi proseguiamo fino ad arrivare al Museo Metropolitan, dove resteremo per ben 8 ore di fila.


La collezione permanente del Met contiene più di due milioni di opere d'arte, suddivise in diciannove sezioni.  Sono permanentemente esposte opere risalenti all'antichità classica e all'antico Egitto, dipinti e sculture di quasi tutti i più grandi maestri Europei, e una vasta collezione di arte statunitense e moderna. Il Met possiede anche una notevole quantità di opere d'arte africane, asiatiche, dell'Oceania, bizantine e islamiche. Il museo ospita anche delle collezioni enciclopediche di strumenti musicali, abiti e accessori d'epoca e armi ed armature antiche provenienti da tutto il mondo.


Difficile dire cosa mi è piaciuto di più del MET, anche per la mia infinita ignoranza in materia, provo a fare una classifica:
1)  I modellini di vita quotidiana ritrovati in una tomba in Egitto (Meketre);
2) Il giocattolo fatto a forma di cane risalente alla civiltà Egizia (1400 a.c.) perfetto in ogni dettaglio e con meccanismi automatici per muovere la bocca
3) Alcuni quadri Renoir
4) Il tempio di Dendur.


Usciti  sfiniti dal MET andiamo a vedere la hall del Guggenheim, lì un buttafuori davvero antipatico non ci permette di guardarla per più di 5 secondi.


Sono ormai le 20.30 ripercorriamo la Avenue che costeggia Central Park, ogni grattacielo ha almeno 1 o 2 portieri, mi chiedo come possano sopportare la noia di un lavoro così, tutti in cappottone con berretto e guanti bianchi ad aprire la porta a chi entra e ciò avviene raramente, il lusso è sfrenato.
 

Ritorniamo verso il Rockfeller Center e scattiamo alcune foto ai grattacieli immersi nella nebbia, davvero suggestivi. Entriamo da FAO Schwarz dove ammiriamo tonnellate di caramelle, peluches e giocattoli, ripercorriamo quindi la Fifth Avenue per poi scendere verso Park Avenue e la Madison, ceniamo in un ristorante irlandese (il Connoly’s) dove mangiamo la loro specialità, un pasticcio a base di macinato con sopra del puré (il piatto si chiama Shep Pie), in chiusura un’ottima Apple Pie. Da notare che qui a New York molto spesso il conto al ristorante è già comprensivo del servizio (18%).


Scendiamo quindi verso il nostro hotel, dove arriviamo alle 23.00, sfiniti.
 

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